Prevenzione dell’Osteoporosi e individuazione dei soggetti a rischio
L’ osteoporosi è una malattia in cui vi è la riduzione della densità minerale ossea (BMD), ciò porta a una fragilità dello scheletro e ad un aumentato rischio di fratture, in particolare a livello della colonna vertebrale, dell’anca e del polso. La prevenzione delle fratture è un obiettivo che consente un miglioramento della qualità della vita per la riduzione della disabilità e la riduzione dei costi socio sanitari derivanti dalla perdita dell’autosufficienza.
Conoscere i fattori di rischio dell’osteoporosi che ci riguardano è il primo passo per rallentare o prevenire questa malattia. E’ possibile, infatti, rallentare la perdita dei sali minerali e della massa dell’osso intervenendo sul suo turnover, cioè sul processo di rimodellamento dell’osso.
Esistono strategie di intervento che possono prevenire o ridurre gli effetti dell’osteoporosi, una volta che si è riconosciuto il rischio. La densitometria ossea associata ad una esperta valutazione clinica si può ritenere adeguata ai fini di una prevenzione e cura dell’osteoporosi sia per il maschio che per la femmina.
Il fumo di sigaretta, l’assunzione in eccesso di alcol e di caffè, le sostanze stupefacenti, l’uso di determinati farmaci che interferiscono sul metabolismo osseo risultano fattori di rischio di osteoporosi per entrambi i sessi.
Nel maschio, inoltre, il 25-30 % è destinato a incorrere in una frattura da osteoporosi nel corso della vita con elevate conseguenze invalidanti e, anche per questo motivo, l’osteoporosi viene sempre più studiata anche nei maschi. Spesso è conseguenza o associata ad altre patologie croniche come la bronchite cronica ostruttiva, l’insufficienza renale cronica , le epatopatie croniche, etc. Altri fattori di rischio sono: precedenti fratture da fragilità, familiarità per osteoporosi e fratture ossee, ipogonadismo, presenza di malattie osteopenizzanti (malattie reumatiche,emolinfopatie, malattie neoplastiche,etc),disendocrinopatie (Iperparatiroidismo,Sindrome di Cushing ,Ipertiroidismo ,Diabete mellito di tipo I e altre malattie endocrine), riscontro radiologico di osteopenia o deformazioni vertebrali, disturbi nutrizionali comportanti ridotto introito di calcio e Vitamina D, magrezza con indice di massa corporea <19 , patologie comportanti malassorbimento intestinale, allattamento prolungato e altri fattori di rischio meno frequenti.
Nella donna il rischio di osteoporosi aumenta in quanto a tutte le patologie e i fattori di rischio su considerati si possono addizionare altri fattori di rischio quali la menopausa precoce (<45 anni), alterazioni del ciclo mestruale con periodi di amenorrea superiori a sei mesi, ipogonadismo , ovariectomia in età fertile. Questi ultimi fattori di rischio, attribuibili al sesso femminile, rendono auspicabile che l’indagine strumentale della densità ossea sia effettuata in epoca peri-post menopausale, quando per il venir meno della funzione ovarica si determina un aumento del riassorbimento del tessuto osseo. La densitometria ossea è, infatti, un esame importante per decidere se prescrivere una terapia ormonale estrogenica sostitutiva alle donne in menopausa, soprattutto se con sindrome climaterica. L’esecuzione della densitometria ossea è indicata, inoltre, anche per il monitoraggio della terapia antiosteoporotica in atto, per entrambi i sessi.
Per quanto riguarda il paziente anziano, va fatta una citazione particolare sull’uso dei farmaci. L’anziano, spesso, assume molti farmaci ed è importante conoscere la loro eventuale azione sul metabolismo osseo. Particolare attenzione va posta all’uso di cortisonici, se assunti per un periodo prolungato, immunosoppressori, chemioterapici, anticonvulsivanti e molti altri.
In conclusione, si rende necessario individuare i pazienti che per fattori genetici , o per la presenza di fattori di rischio o patologie pregresse o in atto, è opportuna l’esecuzione della densitometria ossea visto che la riduzione della densità minerale ossea (BMD) rappresenta uno dei maggiori fattori di rischio per le fratture da fragilità. In particolare, questo tipo di esame e la valutazione clinica vanno fatte negli anziani affetti da una polipatologia e che assumono molti farmaci, con frequenti episodi di caduta, fattore, quest’ultimo, determinante la frattura da fragilità.
(a cura del Dott. Francescon Alessandro specialista in Geriatria e Gerontologia)